Tre anni fa ci lasciava Ada Princigalli, la prima donna accreditata giornalista in Cina
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Includiamo in questo articolo alcune fotografie inedite scattate negli anni 70 da o con Ada Princigalli in Cina e Hong Kong.
Il quattro Novembre 2017 moriva a Roma Ada Princigalli, storica giornalista dell’ANSA in Cina, personaggio al centro dei nascenti rapporti tra Cina e Italia e donna scelta per un ruolo tutt’altro che scontato nel 1971, in particolare se single con figlio piccolo.
Ada ricordava alcuni giornalisti europei, del nord in particolare, che rimanevano ancora sbalorditi nel vedere una donna in quel ruolo. Un giornalista Svizzero le disse incredulo che non credeva neanche possibile leggere articoli scritti da una donna.
I cinesi invece accolsero questa scelta con grande entusiasmo, come anche George Bush padre, col quale si passavano le vacanze al mare in Cina tutte le estati.
Scegliere una donna per quella missione delicata non era una cosa scontata, ma fu possibile grazie all’allora direttore dell’ANSA Sergio Lepri, che scrive sul suo blog (http://www.sergiolepri.it/ma-quante-bello-fare-il-giornalista)
…dico al primo ministro Chou della prossima apertura di un ufficio di corrispondenza dell’Ansa. Chou Enlai lo sa, ma non sa che a Pechino l’Ansa invierà come corrispondente una giornalista, Ada Princigalli.
«Una donna?» dice. «Mi felicito. La delegazione degli operatori economici italiani che sta visitando la Cina è fatta di sessanta persone, ma tutti uomini» (per le donne Mao Tsetung aveva usato una espressione bellissima: «la seconda metà del cielo»).Già stata a Parigi, Londra e New York, Ada Princigalli arrivò a Pechino nel 1971 e vi rimase otto anni. Anche questo è il bello del giornalismo: la possibilità, per chi ne ha la ventura, di conoscere da vicino grandi realtà umane, grandi processi storici e politici, guerre e rivoluzioni. L’inviato di un giornale arriva al momento del fatto, scende dall’aereo, si guarda intorno, cerca di capire come stanno le cose, racconta e se ne va.
Il corrispondente di un’agenzia, invece, ci vive in quel pezzo di mondo che cambia; in genere impara, se già non la conosce, la lingua del posto, parla con la gente, va al mercato, porta a spasso i figli, se ne ha (Ada, sola, ne aveva uno, piccolo); giorno dopo giorno, estate e inverno, primavera e autunno, vede, capisce, racconta; chi meglio di lui? Dal 1971 al 1979 Ada seguì in Cina uno dei più grandi processi storici, politici e ideologici di tutti i tempi: nel 1971 la misteriosa caduta di Lin Biao, il «grande compagno d’arme» di Mao; nel 1972 l’avvio a1 tramonto della Rivoluzione culturale; nel 1973 la ricomparsa di Deng Xiaoping e il contemporaneo avvento di Wang Hongwen, uno dei «quattro» dell’estrema sinistra; nel 1974 la ripresa del dibattito ideologico destra‑sinistra; nel 1975 il conflitto fra i moderati di Chou Enlai e di Deng Xiaoping e i radicali di Zhang Chunqiao, la moglie di Mao; nel 1976 la morte di Chou Enlai, il riallontanamento di Deng, la morte di Mao Tsetung, la fine del grande sogno delle Comuni popolari; nel 1977 il nuovo ritorno di Deng e la condanna della «banda dei quattro»; nel 1978 la restaurazione: «Un gatto non è bravo perché è rosso; è bravo se ammazza i topi» diceva Deng Xiaoping.

Ecco un estratto su Ada Princigalli da Wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Ada_Princigalli
Ada Princigalli fu anche la prima donna giornalista del mondo ad essere accreditata in Cina[2][3][4], incarico che fu salutato con entusiasmo dall’allora primo ministro cinese Zhou Enlai. Oltre ad aver aperto la sede ANSA a Pechino, dove si trasferì con il figlio piccolo, Ada Princigalli trascorse otto anni in Cina, unica giornalista italiana,[5] avendo modo di vivere da vicino e documentare i profondi cambiamenti storici, politici e culturali che vi avvenivano in quegli anni: il tramonto della Rivoluzione culturale, la morte di Zhou Enlai e di Mao Zedong, le vicende di Deng Xiaoping e la condanna della «Banda dei Quattro».[6]















